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Il Palazzo di Città: dove “pare di stare al Quirinale”

Lorenzo Ruggieri - 21 Aprile 2022

Taranto, Piazza Castello. Alle porte della Città Vecchia si avverte un’onda di storia, cultura e tradizioni da cui è inevitabile lasciarsi trasportare. Dalle due colonne doriche risalenti al Tempio di Poseidone traspaiono richiami alla civiltà greca di cui Taranto è abbondantemente permeata. Accanto ad esse, sorge un’imponente struttura che richiama all’ordine ed alla formalità. Si tratta della residenza municipale, anche conosciuta come Palazzo di Città.

Fin dagli ultimi decenni del XIV secolo, rappresenta la sede dell’amministrazione municipale nonché il luogo di tristi “giochi di Palazzo” a cui i tarantini sono ormai tristemente abituati. La sua storia, però, è ricca di particolari curiosi ed avvincenti, i quali ricalcano in gran parte la sorte della nostra città.

Il Palazzo di Città: storia e curiosità

L’odierna struttura sorge molto probabilmente sulle rovine del Palazzo del Capitano. Questa era la sede del governatore militare spagnolo della città, il quale veniva coadiuvato da un Consiglio, eletto in una modalità tanto complessa quanto arcaica. Un maestoso arco denominato “Arco del Governatore” collegava l’edifico con Piazza Castello. Al piano terra era collocato il Municipio, sul quale si ergevano gli uffici del Governatore.

Dopo l’Unità d’Italia, il sindaco di Taranto Angelo Farese iniziò a pensare ad una sede istituzionale dell’amministrazione locale. Durante il suo secondo mandato, nel 1864, Farese incaricò l’architetto tarantino Davide Conversano della progettazione della struttura. Sfortunatamente, però, Conversano morì poco dopo e questo tragico evento ritardò la realizzazione dell’opera. Il Palazzo venne completato dall’architetto Giovanni Galeone nel 1869 ed inaugurato dall’allora Sindaco Giuseppe De Cesare nel giugno dello stesso anno.

Solamente un anno dopo, però, l’edificio andò in fiamme e venne ristrutturato poco dopo. Tuttavia, un secolo una violenta tempesta colpì il Palazzo, sfondandone il tetto. Già nel 1929 la struttura subì dei lavori di consolidamento dello stabile, a causa di varie lesioni esterne. In quell’occasione, furono rafforzate le mura perimetrali e del vano scala, oltre alla collocazione di un orologio sul prospetto principale. Un ultimo intervento si ebbe nel 1979 e giustificato dal distacco di decorazioni a stucco e di elementi in pietra.

Il Palazzo di Città (Fonte: Taranto Buonasera)

Il Salone degli Specchi, tra diplomazia e spettacolo

Al secondo piano del Palazzo si svolgono i lavori del Consiglio Comunale, mentre al primo piano troviamo l’ufficio del Sindaco con il suo Gabinetto e la sua Segreteria, oltre al Salone degli Specchi. Quest’ultimo può essere considerato come il vero carattere distintivo del Palazzo di Città tarantino. Qui si svolgono le cerimonie ufficiali e vengono effettuati incontri con delegazioni straniere, diplomatici o ministri. Nel Salone hanno avuto luogo (tra le altre) le visite del Presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro nel 1964, del Presidente del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica Andrej Podgorni nel 1967 e del Re Gustavo VI Adolfo di Svezia nel 1969.

Una magnifica esaltazione del Salone la ritroviamo in un’opera dello scrittore e commediografo tarantino Cesare Giulio Viola. Figlio dell’archeologo italiano Luigi, sindaco della Città dei due mari dal 1890 al 1891, Viola ricorda nel suo romanzo Pater una festa di fine ottocento all’interno del Salone degli Specchi: “Le sale, al primo piano, s’erano mutate, come suol dirsi, in una serra; dai grossi vasi di terracotta gli acanti, le camelie, i viburni, gli oleandri fioriti propagavano un profumo di giardini mediterranei. Festoni di lauro, legati nei nastri che ostentavano i colori del Comune, pendevano dall’alto delle pareti, come lunghe code di volpi…..Pareva di stare al Quirinale!

Il Salone degli Specchi (Fonte: Il Tacco di Bacco)

La targa dedicata a Giovanni Paisiello

Per gli amanti del Classicismo, il nome di Giovanni Paisiello risuona alquanto familiare. Nato a Taranto il 9 maggio del 1740, Paisiello viene ricordato come uno dei massimi esponenti dell’Opera napoletana, nonché il precursore dell’opera buffa. Chissà se Wolfgang Amadeus Mozart, assistendo all’Annibale in Torino, avrà tratto ispirazione dal nostro illustre concittadino.

Dopo gli studi a Napoli, infatti, Paisiello vanta tra i suoi “mecenati” Ferdinando IV di Borbone, Gioacchino Murat, l’imperatrice russa Caterina II e Napoleone Bonaparte. Il legame del compositore con la città di Taranto è ancora vivo e riscontrabile nell’effigie che adibisce la sua casa natale, nel vicolo Monteoliveto.

Anche il Palazzo di Città, però, è adibito con una targa in memoria del Paisiello. Tale incisione è datata esattamente un secolo dopo la morte dell’artista, avvenuta a Napoli il 5 giugno del 1816. Un’ulteriore dimostrazione dei caratteri artistici e culturali di cui la nostra città era costellata e a cui ogni cittadino dovrebbe aspirare.

Targa dedicata a Giovanni Paisiello (Fonte: Art and Cult blog)