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Che storia Giada, mamma incinta che assiste il figlio e lavora in smartworking… in ospedale: “Ecco la mia testimonianza”
Redazione IAMTaranto - 26 Maggio 2022
Che storia incredibile quella di Giada Resta, della Provincia di Taranto (Manduria) di 28 anni, mamma di un bimbo e in attesa del secondogenito, come sottolineato da La Voce di Manduria.
Ha lavorato in smart working seduta vicino al letto dell’ospedale in cui era ricoverato il figlio. Una bellissima storia raccontata sul suo profilo Linkedin:
“È passata una settimana da quando mio figlio è stato ricoverato in ospedale per una forte gastroenterite. A 28 anni non avrei mai immaginato di poter gestire queste situazioni “difficili”. Siamo stati ben quattro giorni in ospedale, dove io, in attesa del secondogenito, ho resistito al crollo psicologico semplicemente lavorando.
Cosa ha significato per me lavorare? Mantenere duro e rendermi piú forte dinanzi a questa situazione, in cui mi sono vista nei primi giorni mio figlio in stato comatoso ed io impotente lí a guardarlo. Grazie ad EY ho potuto e voluto lavorare in smartworking e lasciatemelo dire, son riuscita a “resistere”.
Qui al sud trovare una mamma in ospedale che lavora in smart, per di piú incinta, è ancora molto raro, tanto che venivo osservata con stupore. Però attraverso i miei comportamenti voglio trasmettere ai miei figli che il mondo va avanti, le situazioni difficili si affrontano superandole e che bisogna esser sempre open mind.
Essere avanti ed innovativi significa proprio questo, lasciare i vecchi canoni lavorativi per dare spazio a nuove tipologie organizzative e modi di lavorare. Sono veramente onorata di far parte di una società che mi ha permesso di poter fare tutto questo, conciliare lavoro, sostegno per mio figlio e maternità.
Cerco di sottolinearlo ulteriormente. Il post vuole essere da monito per altre aziende nel supportare l’idea dello smartworking, in modo tale da poter conciliare piccoli problemi quotidiani con il lavoro. Nessuno mi ha obbligato nel continuare a lavorare ma l’ho deciso io! Ribadisco il fatto di esser stata fortunata a poterlo fare perché personalmente mi è servito tanto. Altri avrebbero reagito diversamente, ma siamo individui diversi e dignitosi di rispetto tutti, qualsiasi sia la nostra idea”.
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