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Taranto, la storia di Don Giuseppe: operaio Ilva, papà, nonno… e ora prete

Redazione IAMTaranto - 3 Agosto 2021

Il Corriere di Taranto ha raccontato una storia molto particolare: quella di don Giuseppe Cesareo, prete tarantino, che, dopo un matrimonio alle spalle da cui sono nati due figli e in seguito quattro nipoti, e dopo essere divenuto vedovo, ha deciso di indossare l’abito sacerdotale.

Perplessità riscontrate nella gente? “Assolutamente no. Le persone ascoltano col cuore aperto i miei consigli sulle problematiche familiari e lavorative, avendole vissute prima di loro. Tutto avrei pensato, tranne che di diventare sacerdotale in età avanzata La mia vita è stata densa di avvenimenti: dallo stabilimento siderurgico all’incontro con Maria, bellissima ragazza sordomuta che, nonostante le perplessità dei miei parenti, ho portato all’altare e mi ha reso felice. Poi, l’impegno in politica nel Partito Popolare, di cui ero segretario amministrativo della sezione locale. A un certo punto mi candidai al Comune e pensai di raggranellare voti frequentando le catechesi per adulti in San Lorenzo da Brindisi. Non trovai quanto cercato ma ebbi l’incontro con Gesù Cristo che dette contenuti nuovi alla mia esistenza. E da allora ho sempre servito la Chiesa nel Cammino neocatecumenale, portando agli altri l’annuncio che ha cambiato la mia vita”.

Don Giuseppe ha raccontato la malatti di sua moglie: “Supplicai il Signore di preservarle la vista, la cui perdita, per lei già sordomuta, le avrebbe reso particolarmente penosa la vita. Mi recai anche alla tomba di Padre Pio affinchè intercedesse. Alla fine Maria continuò a vedere ma dopo qualche tempo morì. Non riuscivo ad accettarlo. Per aiutarmi, mi proposero un pellegrinaggio in Israele. Così nella chiesa della Natività, in Gerusalemme, mentre ero in raccoglimento davanti alla tomba di San Girolamo, avvertii fortemente la chiamata al sacerdozio. Pieno di stupore, pronunciai il mio ‘sì’”.

Dopo un periodo di discernimento, don Giuseppe ha comunicato la decisione che ha cambiato la sua vita: “I miei figli ne furono contenti e mi incoraggiarono in questa scelta. Pienamente consenziente fu l’allora arcivescovo mons. Benigno Luigi Papa, anche se inizialmente mi avrebbe voluto fra i frati cappuccini. Nella chiesa della Madonna della Fiducia ci fu la celebrazione dell’invio, presieduta dallo stesso mons. Papa, il quale, davanti a tutta l’assemblea, a un certo punto, esclamò: ‘Adesso i nonni stanno entrando in seminario! E voi, giovani, quando dovete entrare?’”.

Dopo essere entrato al seminario neocatecumenale “Redemptoris Mater” di Macerata e aver frequentato l’Istituto teologico marchigiano di Fermo, don Giuseppe tornò a Taranto per assistere i genitori. Dopo aver completato gli studi teologici, nel 2014 divenne sacerdote, con i primi incarichi di vicario parrocchiale a Cosenza e di parroco sostituto a San Giovanni in Fiore. Poi l‘esperienza missionaria a Playmouth, in Inghilterra e per tre anni è stato anche direttore spirituale del seminario di Trieste, su richiesta del vescovo mons. Crepaldi. Poi, il ritorno a Taranto dovuto a problemi di salute e all’età avanzata.

Conclude: “Noi sacerdoti con i fedeli espletiamo lo stesso umile quanto prezioso servizio degli oss (operatori socio-sanitari) verso gli ammalati negli ospedali. Infatti, attraverso le Confessione, ripuliamo da ogni sporcizia spirituale, restituendo l’innocenza dell’anima. E a questo non mi sono mai sottratto”.

Fonte: Corriere di Taranto

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