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Alla scoperta del cantautore tarantino Edodacapo: “Taranto mi manca… ma non troppo. Vi racconto il mio ultimo singolo e i prossimi obiettivi!”

Massimiliano Fina - 21 Ottobre 2021

Edoardo Trombettieri, in arte Edodacapo, è un cantautore tarantino classe ’96. Negli ultimi anni ha pubblicato un album in italiano con un gruppo indipendente e un EP in inglese da solista, prodotto da lui in prima persona. Dopo l’esordio con “Mille Cose” e il secondo singolo “Tutti i musei che non abbiamo visto”, prodotti entrambi da Pietro Paroletti in arte Golden Years, da luglio 2021 lancia i brani “In città” e “Divento matto” grazie ad una collaborazione stretta con Deposito Zero Studios, affidando la produzione a Francesco ‘Ponz’ Pontillo e la distribuzione a The Orchard.

Di seguito l’intervista completa ai microfoni di IAMTaranto.it:

Quando e come è nata la passione per la musica?

Non è stata una cosa immediata, anche perché non sono ‘figlio d’arte’. Un giorno però, a dieci anni, mia madre mi ha chiesto in maniera totalmente ingenua se volessi suonare uno strumento e io, in maniera altrettanto ingenua, ho risposto la batteria. Ingenua perché non potevamo permettercela, e anche perché in un condominio suonare la batteria significa sfratto. Quindi, qualche giorno dopo mia madre mi regala una chitarra e da lì poi è partito tutto.

“Edodacapo”: si ispira a qualcosa in particolare e chi l’ha scelto? Ha un significato preciso?

EDODACAPO è ormai un concept. Significa ricomincio da capo a ogni brano. Ogni canzone infatti racconta qualcosa e a livello stilistico cerco sempre di rinnovarmi o di non essere perlomeno monotono. A livello musicale invece sto creando molta coerenza, specie da quando collaboro con la realtà di Deposito Zero Studios, a Forlì.

Dove ti trovi in questo momento? Ti manca la tua città?

Sono a Forlì. Ho girato molto in questi anni, ho vissuto anche all’estero. Taranto mi manca ma non troppo. Ho sempre avuto un rapporto di odio e amore. Amore, perché è dannatamente bella, ed è la mia città; odio, perché non mi poteva dare il futuro che volevo. Oddio, più che odio allora, direi rabbia.

Perchè la categoria Indie Pop?

Non l’ho scelta volontariamente. Io scrivo e faccio musica, poi mi ci hanno inserito in playlist editoriali di Spotify come Scuola Indie, quindi mi è stata etichettato questo appellativo. Ma non l’ho scelto volontariamente.

C’è un brano a cui sei particolarmente legato?

Mio? Direi ‘tutti i musei che non abbiamo visto’, perché è da lì che tutto è partito. È la prima volta per esempio che sono rientrato nei radar nazionali, entrando in playlist ufficiali di Spotify, andando su Radio Zeta, Radio2, e così via.

Quanto sono state importanti e significative le esperienze da busker per le strade di Salonicco e Bologna? Hai un ricordo particolare legato a quell’anno e mezzo?

Direi fondamentali. È lì che ho fatto la vera gavetta. Sdrammatizziamo questa intervista. Sì, c’è un ricordo ed è simpatico: un giorno mentre suonavo per strada (e lo facevo per mantenermi, a Salonicco), un bambino ha iniziato a rubarmi i soldi dalla custodia della chitarra mentre suonavo. Ovviamente l’ho lasciato andare, però è stato strano e divertente.

Sei stato definito tra gli artisti più interessanti della nuova scena indipendente italiana: quanto pesa questa affermazione?

Mi fa sicuramente strano, anche perché vengo dal nulla e tutto questo me lo sto costruendo con tanta fatica. Però la strada da fare è ancora lunga per essere non più ‘tra gli artisti’ ma ‘l’artista’. Ho ancora tanto da imparare.

L’ultimo singolo “Divento Matto” sta andando fortissimo: oltre 4000 views su YouTube, nelle primissime posizioni di Spotify nella tua categoria. Quali sono i temi principali di questa ballad e cosa vuoi far emergere con questa song?

Un po’ di ironia. Giochiamo troppo a fare tristi, quando ci pensa già la vita a darci difficoltà. Dobbiamo riscoprire il nostro lato ironico. Non significa superficiale, semplicemente… ironico.

Ascoltando il tuo ultimo singolo, posso azzardare un paragone? C’è qualcosa che mi ricorda di Gazzelle…

È la prima volta che qualcuno me lo dice. Non ci avevo mai pensato. Poi anche a livello di reference, ascoltiamo davvero poca musica italiana. I nostri obiettivi musicali sono internazionali.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi: ci puoi spoilerare qualcosa?

Il primo è sicuramente il lancio del mio nuovo singolo a metà novembre. Il secondo è fare una programmazione live per l’estate 2022.

Ti lancio una sfida: perchè non fare un brano sulla nostra città tanto bistrattata e della quale si parla soltanto di Ilva e morti?

Ho deciso di lasciare questo tipo di dibattito a un altro tipo di arte, quello della politica. La musica per me è uno spazio privato dove si viaggia nella mia intimità e emozioni più profonde. Per Taranto, mi dispiace. Del resto, mio padre è un ex operaio ILVA, quindi capisco bene e in prima persona di cosa si parla. Ma preferirei parlare di questo in un altro tipo di spazio, e non come EDODACAPO, piuttosto, come Edoardo Trombettieri.

Prendere in mano il proprio destino e trasformarlo in una viaggio colorato e meraviglioso senza mai fermarsi: in pieno stile Trombettieri, il cantautore “diventato matto”.

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