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Un viaggio alla scoperta del mondo di Arianna Pignatelli tra tatuaggi, opere d’arte e… obiettivi futuri

Massimiliano Fina - 2 Marzo 2022

Riprendendo le parole dello scrittore Vince Hemingson, ”Fare un tatuaggio è un viaggio non una destinazione”, abbiamo deciso di entrare in punta di piedi nel mondo di Arianna Pignatelli, tarantina doc, tatua da diversi anni ed è l’Artemisia Gentileschi dei Tattoo. I suoi ritratti sono molto realistici e la sua professione di tatuatrice è nata con sua sorella… “la prima cavia” per eccellenza.

La passione per il disegno:
Disegno e dipingo da sempre, probabilmente sono nata con la matita in mano! I miei genitori ogni tanto ricordano che le maestre della scuola materna li informavano del fatto che riuscissi a colorare le figure in maniera quasi perfetta e “senza uscire dai bordi”. Alle scuole elementari, in seguito ad un’immagine che riprodussi fedelmente (attualmente è appesa come cimelio su di una parete a casa dei miei genitori) la maestra di italiano mi regalò un libro che raccontava la storia di Artemisia Gentileschi, una pittrice caravaggesca che, in quel periodo storico , era costretta a dipingere di nascosto in quanto donna. Da lì iniziai a capire che forse la mia strada sarebbe stata nell’ambito dell’arte.

In seguito ho frequentato il Liceo Artistico scegliendo però l’indirizzo Architettura e arredo perché essendo autodidatta nella pittura, volevo diplomarmi con delle basi solide per poter poi frequentate l’Accademia di Belle Arti con indirizzo scenografia. Così non è stato, perché subito dopo il diploma iniziai a lavorare, mentre continuavo a dipingere su commissione. Mi iscrissi quindi all’università telematica, laureandomi in Design e discipline della Moda. Verso la fine degli studi, intrapresi il percorso di tatuatrice.

L’ispirazione di quel disegno e le emozioni derivate da quell’esperienza sul palco del Teatro Manzoni con la tua opera per il premio internazionale “Maestri a Milano”:
Era Marzo 2021, esattamente un anno fa, quando la Puglia passò nuovamente in zona rossa a causa della pandemia che ormai conosciamo. Avevo, ahimè, del tempo libero e ho deciso di dipingere una tela. Così è nata l’opera “I have a dream”, la rappresentazione di un tema, quello del razzismo, accompagnato da un insieme di colori vivaci e figure che richiamano la natura e gli animali. Era un periodo grigio per me, come lo è stato per tante altre persone, è proprio per questo ho voluto riempire quella tela di un’esplosione di colori, aggiungendo infine anche della foglia oro.

Erano anni che non dipingevo assiduamente. Per sette anni circa, da quando ho preso per la prima volta la macchinetta tra le mani, mi sono voluta concentrare completamente sull’arte del tatuaggio. È stata una piacevole riscoperta, soprattutto perchè quest’opera mi ha permesso di considerare anche la partecipazione ad eventi espositivi e concorsi, come il Premio internazionale “Maestri a Milano”. Essere invitata sul palco del Teatro Manzoni è stata sicuramente un’esperienza bellissima e soprattutto diversa, un qualcosa che ad un artista può essere solo motivo di orgoglio personale e per la prima volta in vita mia, una mia opera è stata pubblicata all’interno di un catalogo d’arte, insieme a quelle di altri artisti. Questo evento ha risvegliato in me la voglia di esplorare nuovamente il mondo dell’arte dal punto di vista pittorico, così ho deciso di partecipare al prossimo evento, il “1° Tour Biennale d’Europa”, un insieme di quattro eventi espositivi che si terranno a Parigi, Londra, Barcellona e Venezia. Per questo tour, ho realizzato la mia ultima opera “il bicchiere mezzo pieno”, un autoritratto ad olio su tela 60×80.

Quando hai realizzato che saresti voluta diventare un tatuatore e perché:
Avevo 22 anni quando ho deciso di iniziare a considerare di poter diventare una tatuatrice. Incredibile ma vero, fino a quel momento non conoscevo niente del mondo del tatuaggio, nè tantomeno cosa fosse una macchinetta. Come già detto, ho sempre dipinto e disegnato, realizzando opere su commissione: dalle tele, alle magliette dipinte a mano, ai murales all’interno o all’esterno di locali e nelle camerette dei bambini. La decisone di scoprire l’arte del tatuaggio, è arrivata quasi all’improvviso, un pò perchè volevo crescere a livello artistico, esplorando un’altra forma d’arte, un pò spronata da amici e conoscenti che mi dicevano che sicuramente sarei potuta diventare una brava tatuatrice. E devo dire che sto avendo delle grandi soddisfazioni!

Quanto tempo ci è voluto prima che riuscissi a sviluppare il tuo stile? Qual è la tua firma:
Premetto che ci vuole tanto tempo per arrivare a raggiungere un grado “soddisfacente” nel proprio stile, almeno per quella che è la mia esperienza. Quindi ancora devo perfezionarmi e non posso considerarmi un’esperta in nessun stile. La mia, è più un’impronta “realistica”, quindi sicuramente prediligo il tatuaggio realistico e mi piace dilettarmi nel micro realismo; attualmente sono più conosciuta per le linee sottili, infatti lavoro molto con il fine-line.

Ti ricordi di quando hai tatuato la prima volta? Cosa hai provato:
La mia primissima “cavia” è stata mia sorella. Una decina di mesi prima di frequentare il corso ASL, che mi avrebbe dato l’attestato per esercitare l’attività di tatuatrice, feci un mini corso di tre giorni con un tatuatore che mi insegnò le basi per iniziare (da ribadire che non avessi idea di come fosse fatta una macchinetta!); il terzo giorno era dedicato alla pratica: mia sorella mi raggiunse, il suo colorito pallido non aiutò la mia ansia da prestazione, in più mi chiese se fossi davvero sicura di marchiarle la pelle… insomma, fu un piccolo atto di coraggio per entrambe! Ricordo che per tatuarle quel gufetto, ci misi il quadruplo del tempo che ci metterei adesso per realizzarlo e ricordo anche la stranissima sensazione dell’ago nella pelle: sembrava che non stessi “scrivendo” su nessuna superficie, abituata com’ero nel sentire la matita o il pennello su una superficie solida e ferma, e che ovviamente, non penetrava! Comunque da quel momento si ruppe il ghiaccio e fu tutto un percorso in discesa.

Ritieni che il tatuaggio sia considerata oggi una delle espressioni dell’arte:
Assolutamente si! È una forma d’arte a tutti gli effetti. Io considero i tatuatori come i pittori di un tempo, artisti che riescono ad abbellire e talvolta anche “aggiustare” (si pensi alle coperture di cicatrici) delle “tele umane”. E per questo infatti, oltre che espressione d’arte, una seduta dal tatuatore può essere considerata come una piccola seduta dallo psicologo. Mi sono capitate sedute con clienti che mi hanno raccontato storie o esperienze personali collegate al tatuaggio che hanno deciso di farsi incidere sulla pelle in quella seduta. Ogni volta, mi rendo conto di quanto possa significare per quella persona ciò che si sta tatuando, e il fatto che sia io l’operatrice, mi fa sentire parecchio importante.

C’è un’opera/tatuaggio a cui sei particolarmente legata:
Ricollegandomi a ciò che ho descritto prima, parlando di tatuaggi, sono legata a tutti i tatuaggi che hanno un significato profondo e anche triste, purtroppo. Mi è capitato un paio di volte di commuovermi di fronte al cliente che mi ha voluto raccontare la storia che si celava dietro quel tatuaggio. Parlando di opere, al momento non sono legata a nessuna in particolare. Ho conservato la mia prima tela, esposta nella stanza in cui tatuo, una copia d’autore: il particolare del quadro “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio.

Hai mai detto di no alle richieste dei tuoi clienti:
Dico di no quando credo che lo stile del tatuaggio che mi viene richiesto non mi appartenga.

Obiettivi futuri:
Ho già anticipato la mia partecipazione al 1° Tour Biennale d’Europa, che avrà inizio ad Ottobre prossimo. Nel frattempo ci sarà la pubblicazione dei cataloghi con le quattro opere che presenterò a questo evento. Sicuramente continuerò a specializzarmi nel tatuaggio, prediligendo il fine-Line e il realismo/ micro realismo e se dovesse soddisfarmi questa esperienza al Tour Biennale, aprendomi a nuove opportunità di lavoro come pittrice, sicuramente non abbandonerò l’arte pittorica.

Ringraziamo Arianna Pignatelli per la disponibilità e cordialità mostrata ai nostri microfoni.

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