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Palazzo Galeota: un simbolo di Taranto ricco di storia e fascino

Redazione IAMTaranto - 23 Luglio 2022

La Città Vecchia è un crogiolo di testimonianze e tesori che non smettono mai di suscitare stupore e ammirazione. Una di queste è certamente Palazzo Galeota, una delle opere architettoniche tra le più simboliche e ricche di storia dell’Isola Madre.

Situato in Via Duomo e realizzato nel 1728, l’edificio, che prende il nome dagli ultimi proprietari, rappresenta uno degli esempi più interessanti delle residenze signorili presenti in Città Vecchia.
Il palazzo fu costruito dal canonico don Vincenzo Cosa, abile amministratore e dedito al mestiere di usuraio.

Questi desiderava ardentemente che la sua famiglia fosse inclusa nella nobiltà tarantina e ci riuscì, combinando il matrimonio di suo fratello Domenico con donna Rosa de Cordova di Napoli.
Don Vincenzo fu in grado di accumulare una discreta fortuna nel giro di pochi anni, gestendo con disinvoltura alcuni pii legati e la suddetta cospicua attività creditizia.

Il palazzo venne quindi costruito per rendere visibile l’appartenenza della famiglia Cosa all’aristocrazia cittadina ed è il risultato dell’aggregazione di costruzioni minori. Infatti Don Vincenzo acquistò alcuni immobili attigui a dove oggi sorge il palazzo e, di altri, entrò in possesso per insolvenza dei debitori.
L’edificio presenta una forma poligonale con cortile interno e androne con portalini in carparo e volta a botte ribassata unghiata con profilature a valve in stucco.

Come molti altri palazzi del Borgo Antico, dispone di un cortile interno dal quale è possibile ammirare l’articolazione di tutti gli ambienti. La muratura esterna è omogenea in blocchi regolari di carparo. Il prospetto principale presenta un portale di ingresso caratterizzato da paraste ribattute e fasciate, sulle quali si impostano capitelli a volute fitomorfe che reggono la trabeazione e il balconcino in asse con il portale.

Molte delle soluzioni architettoniche e decorative esterne ed interne, sono di chiara ispirazione napoletana, oltre che influenzate dal barocco leccese. Il vano scala presenta volta a padiglione unghiata. La copertura è piana a terrazza e il tetto a due falde a colmo unico.

Una scala interna di servizio, trasversale rispetto al vano in cui è localizzata, è costituita da una rampa in carparo, poggiante su un arco rampante. La scala interna di rappresentanza è angolare con forma a tenaglia in tufo.

Dopo la morte di don Vincenzo e di suo fratello Domenico, il palazzo passò alla famiglia Calò per saldare un debito (ironia della sorte!) e poi nel 1800 al sindaco di Taranto, Luigi Galeota, del quale si notano ancora le iniziali sul portone.

Nel 1975 il palazzo fu stato acquistato dal Comune, che ha provveduto al suo restauro trasformandolo in sede degli uffici comunali dell’Assessorato alla cultura, sport e tempo libero.

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