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La Chiesa di Santa Maria della Scala: uno scorcio suggestivo nel cuore di Taranto

Redazione IAMTaranto - 31 Luglio 2022

Incastonata tra gli angusti vicoli della Città Vecchia, quasi a metà strada tra il Ponte Girevole ed il Ponte di Pietra, vi è un luogo davvero unico e tra i più affascinanti di Taranto: la Chiesa di Santa Maria della Scala. L’edificio, da decenni ormai non più dedicato al culto religioso, ha una storia antichissima ed offre uno scorcio su quella che fu l’Isola Madre, caratteristica e particolare, con angoli suggestivi.

La Chiesa fu edificata nel 1181 dall’Arcivescovo Basilio II Paleano, il quale fece costruire la Chiesa dei Santi Simone e Giuda, già nota dal 1161, sotto l’Arcivescovo Giraldo I, con il solo titolo di San Simeone.

A quel tempo l’Italia meridionale era sotto il dominio del sovrano normanno Guglielmo II di Sicilia, della casa reale degli Altavilla, il quale deteneva anche il titolo di principe di Taranto.
Nel diploma di fondazione, l’arcivescovo Basilio dice di aver edificato questa Chiesa a proprie spese costituendola diritto patronale per i suoi eredi.

Questo beneficio fu posseduto dalla famiglia Paleano fino a quando, nel 1586, l’ultima discendente, Cassandra de Litiis, andò sposa ad Antonello Artenisio, per cui il beneficio passò a questa famiglia feudataria venuta a Taranto con i primi Normanni.

Dopo che un certo Alfonso Artenisio sposò Girolama Carducci ed in seguito a determinate disposizioni testamentarie, la Chiesa dei Santi Simone e Giuda e i diritti patronali diventarono beneficio dei Carducci.
Come si rileva dalla visita della seconda metà del XVI secolo dell’arcivescovo Lelio Brancaccio, la chiesa era “sorretta da quattro colonne e tre archi” ed aveva tre altari.

Inoltre vi si conservavano moltissime reliquie e in una cappella vi era custodita la pregevole statua lignea di Maria SS. della Scala, opera del celebre scultore Ambrogio Martinelli da Copertino.
La successiva edificazione di abitazioni borghesi, sorte a ridosso dell’edificio sacro vicino ai preesistenti palazzi nobiliari, “affogarono” la Chiesa dei Santi Simone e Giuda, che fu consacrata alla Madonna della Scala dopo che, nel 1670, fu istituita a Taranto la confraternita di Santa Maria della Scala.

Nel 1881 la chiesa fu donata alla Curia, che l’adibì ad oratorio e fu gestita dai fratelli sacerdoti Francesco e Salvatore Di Comite. Sconsacrata verso gli anni ‘50 del secolo scorso, fu chiusa e murata per oltre 40 anni.

La struttura rinacque nel 2002, quanto il carpentiere Pasquale Chiochia la restaurò a sue spese, provvedendo tutt’oggi alla manutenzione e alla gestione dell’opera architettonica. Attualmente la Chiesa di Santa Maria della Scala è la sede di un’omonima associazione cul­turale, aperta ai visitatori e ricca di testimonianze del passato.

Al piano superiore della struttura vi è la canonica con oggetti, mobili e arredi originali dell’Ottocento e i paramenti sacri di monsignor Di Comite. Vi è anche un piccolo museo di arte sacra con il vestiario delle confraternite.

In più si può visitare la particolare sacrestia dove, affacciandosi da una botola, si può osservare una suggestiva cripta funeraria, mentre vi è anche un ambiente dedicato ai presepi, alcuni dei quali molto originali. Inoltre all’interno della chiesa campeggia un pregevole dipinto della Vergine, opera dell’artista Lina Mannara.

La “nuova vita” della chiesa di Santa Maria della Scala, resa possibile dall’attivismo e dalla buona volontà di privati cittadini, è un esempio lampante di come il patrimonio storico e culturale di cui Taranto abbonda, possa, e debba, avere un futuro.

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