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Taranto e il suo olio magico

Redazione IAMTaranto - 17 Dicembre 2023

Il mercato ittico del borgo antico di Taranto è una tappa obbligatoria, soprattutto nelle festività. Sarà che si è legati per tradizione di famiglia, ma ogni volta si scopre qualcosa di nuovo. Per chi viene da fuori è una vera e propria attrattiva per la vivacità che lo caratterizza da chi lo anima. Il pesce viene sistemato sui banchi, appena pescato, freschissimo, a volte ancora vivo. Raramente si riesce a trovare anche il pesce topo più conosciuto dai tarantini come “pescə sciorgə” dal quale si produce un olio portentoso.

Questa specie di pesce appartiene alla famiglia dei Macruridae e vive soprattutto nel mar Mediterraneo. È di colore grigio, presenta una grossa testa con muso appuntito e un barbiglio sulla mandibola, il corpo affusolato e la coda sottile e lunga. Si pesca occasionalmente con reti a strascico o palangari denominati al Sud “cuènzə” e al Nord “palamiti”.

Non ha valore economico anche se le carni sono delicate e commestibili, infatti quando è pescato si utilizza quasi esclusivamente per estrarne l’olio. Ma come si produce l’olio? Il suo processo di produzione richiede due passaggi essenziali: l’estrazione del fegato dal pesce appena pescato e la sua ebollizione per poi essere prima scremato una volta che l’olio viene a galla e purificato mediante filtraggio per eliminare eventuali impurità. Questo di colore bianco viene assunto per via orale per alleviare il bruciore di stomaco e guarire soprattutto le ulcere. Invece l’altra versione non purificata e di colore rossiccio si produce mettendo il fegato in un contenitore chiuso messo a riscaldare, è usata come rapido cicatrizzante per curare ferite anche profonde.

L’olio del “pescə sciorgə”, considerato un medicinale miracoloso dalla tradizione popolare, ha un’alta
concentrazione di vitamina E, è ricco di acido gadoleico che favorendo la moltiplicazione delle cellule fa
guarire rapidamente le ferite.

Oggi questo olio magico è difficile da reperire perché viene prodotto molto raramente e solo da alcune famiglie storiche di pescatori che tramandano quest’arte. Un tempo invece si regalava a parenti ed amici, tutti dovevano avere nello stipetto dei medicinali la pregiata bottiglietta di “uegghiə d’u pescə sciorgə”.

Addirittura faceva parte della dote della futura sposa che poteva usarlo durante la prima fatidica notte di nozze, affinché il momento più atteso dagli sposi non fosse associato al dolore.

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