Questo sito web usa cookie per offrirti una migliore esperienza di navigazione. I cookie sono salvati nel tuo browser e salvano le tue abitudini di navigazione per aiutarci a capire come rendere più interessante e utile la tua esperienza.
Tempo di lettura: 2 min.
Chiesa del Carmine, un gioiello nel cuore del centro di Taranto
Emiliano Fraccica - 5 Maggio 2022
Poche chiese come quella del Carmine sono in grado di far scaturire nei tarantini un senso di comunità. Se ci pensate bene è il ritrovo perfetto per tutti i giovani che vogliono festeggiare insieme il Natale dopo mezzanotte.
E la conosciamo anche perché a Pasqua ci fa sempre emozionare con la partenza, ma soprattutto con l’arrivo della processione dei Misteri e le tre bussate del troccolante.
Sapevate però che c’è stato nella storia di Taranto chi aveva deciso di abolire i riti della Settimana Santa? Vi starete chiedendo chi abbia avuto quest’idea malsana. Ci arriveremo.
Non sappiamo quando sia stata posata la prima pietra della chiesa di Maria Santissima del Monte Carmelo (chiamata più comunemente chiesa del Carmine), ma alcune fonti attestano l’esistenza della struttura già nel 1577 con il nome di “Santa Maria della Misericordia”.
L’iscrizione in latino (Beatae virgini a Carmelo dicatum) ci ricorda che in seguito la chiesa fu affidata in gestione dei padri Carmelitani e quindi ha cambiato dedica. Parliamo di una chiesa che ha subito tanti cambiamenti nel corso dei secoli e che poi ha trovato un’impostazione neoclassica.
All’interno l’impianto è a croce latina a navata unica e ai lati troviamo le statue di Gesù Morto e dell’Addolorata, le più antiche tra quelle della processione, donate da don Diego Calò in persona.
Nella prima cappella a destra troviamo una sezione di colonna: pare che su di essa, secondo quanto recita un’epigrafe del XVII secolo, San Pietro abbia celebrato la prima Eucaristia della città. Nella parte sinistra del transetto è presente il quadro “Maddalena dei Pazzi”, dipinto da Paolo De Matteis, grande esponente del barocco napoletano. Sopra l’altare si trova un quadro della Vergine del monte Carmelo e altri dipinti del Settecento.
A colpire l’occhio però è sempre l’esterno: se sul lato che affaccia su via D’Aquino troviamo una bellissima torre campanaria arricchita da statue di angeli, la facciata al centro del salotto buono di Taranto è uno degli angoli più suggestivi della città.
Completato nel 1937, il prospetto presenta sei paraste i cui capitelli sostengono la trabeazione. La parte superiore ai lati ospita due obelischi, che affiancano un’edicola quadrangolare con uno stemma. Ebbene, quello è lo stemma di Ferdinando Bernardi, Arcivescovo di Taranto dal 1935 al 1961.
Un nome come un altro, direte voi. Invece proprio il Pastore ionico ebbe nel 1937 un’infelice idea: quella di abolire i Riti della Settimana Santa. Idea che si tramutò anche in un provvedimento ufficiale, poi ritirato per la furia di tutta la città. Una storia quasi dimenticata, tenuta ancora a mente dalla chiesa del Carmine, che sorveglia e osserva il borgo Umbertino del capoluogo ionico.
TAG:
Ti è piaciuto questo articolo?
Sostienici