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Chiesa San Michele… è di chi guarda con attenzione
Emiliano Fraccica - 11 Giugno 2022
Gli angoli più nascosti di Taranto sono, alla fine, quelli che le danno un quid in più di mistero e seduzione. Tra i tanti che albergano nel capoluogo ionico ce n’è uno in particolare che quasi non viene notato, eppure è lì, sotto gli occhi di tutti i passanti o i turisti che percorrono via Duomo nel Borgo Antico.
La chiesa di San Michele non ha certo l’eleganza di San Cataldo o la monumentalità di San Domenico, però rappresenta un bell’esempio dell’arte del XVIII secolo, che forse bisognerebbe valorizzare meglio.
Chiesa e convento furono costruiti nel 1713 grazie all’ingente lascito del nobile tarantino Giovanbattista Protontino. Se la facciata appare semplice e quasi austera, gli interni sono pieni del decorativismo tipico del rococò. Gli stucchi sono opera dell’artista tarantino Saverio Amodeo. Alla fine della navata vi è la statua dell’Immacolata.
Nel corso del tempo il complesso ha cambiato più volte occupanti e comunità. Dapprima fu la volta degli alcantarini, frati francescani: pare che proprio qui sant’Egidio abbia trascorso un giorno intero di meditazione, per discernere attentamente la sua vocazione. Poi fu la volta delle monache cappuccinelle.
Spartiacque fu il periodo napoleonico, a cavallo fra XVIII e XIX secolo, ma anche dopo San Michele non rimase vuoto: vi si stanziò infatti la confraternita di Maria Santissima Immacolata che, oltre a commissionare la statua della Madonna, edificò anche un oratorio per le riunioni o i momenti di preghiera dei confratelli.
Venendo ai giorni nostri è da diversi anni che la chiesa è affidata al Sovrano Militare Ordine di Malta, che insieme alla confraternita si occupa della sua manutenzione. In quello che era il convento oggi risuonano gli strumenti del conservatorio Giovanni Paisiello.
San Michele potrebbe essere apprezzata maggiormente se fosse visitabile con più frequenza: in questo modo un piccolo tesoro, quasi sconosciuto, tornerebbe finalmente nelle mani di tarantini e non.
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