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Il regista tarantino Nicola Conversa: “Che sogno con i Pooh! E per il futuro…”

Lorenzo Ruggieri - 1 Marzo 2023

Da Taranto alla Rai, dai Nirkiop ai Pooh. Cresciuto in riva allo Ionio, il regista Nicola Conversa si sta guadagnando gli onori delle cronache nazionali attraverso il talento e la dedizione: “Per fare questo lavoro devi esserne ossessionato”, ci ha confessato nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata ad IAmTaranto, durante la quale abbiamo ripercorso i suoi esordi e l’amore verso la città dei due mari. Con un immancabile sguardo al futuro…

Partiamo dall’attualità, cioè dal docu-film sui Pooh da te diretto. Da cosa nasce l’idea di raccontare la storia del noto gruppo musicale?

“Non è stata una mia idea, mi è giunta una proposta dalla produzione One More Pictures di Manuela Cacciamani, con la quale avevo già collaborato. Ci siamo trovati bene e mi ha dato la possibilità di realizzare questo mockumentary, aggiungendo un tocco personale. I miei genitori sono grandissimi fan dei Pooh e, ormai, lo sono diventato anche io (ride, ndr)”.

Il film ha raggiunto il 14,10% di share. Ti aspettavi questo risultato?

“Non me lo aspettavo, è stato uno dei risultati più grandi della storia della Rai per un documentario. I Pooh hanno da sempre uno zoccolo duro di sostenitori, erano tornati alla ribalta a Sanremo ma superare i 2 milioni di spettatori era solo nei miei sogni. A volte, però, i sogni si realizzano”.

Hai saputo raccontare una band storica attraverso un cast prevalentemente giovane. Possiamo definire i Pooh come un anello di congiunzione tra diverse generazioni?

“Assolutamente sì. Basti pensare che i Pooh hanno attraversato 50 anni e tre diverse generazioni. Sono un punto di congiunzione e alcuni testi delle loro canzoni sono ancora incredibilmente attuali. Possiamo anche definirli, dunque, come dei precursori”.

Nicola Conversa (al centro) con gli attori Mariasole Pollio (sinistra) e Tommaso Cassissa (destra).(Fonte: Ufficio Stampa Nicola Conversa)

Hai già in progetto nuovi film?

“Ci sono due/tre progetti ma non posso ancora dire nulla. Sicuramente, aver ottenuto un buon risultato con i Pooh sulla Rai ha fatto in modo che mi risulti più facile”.

Facciamo un tuffo nel passato, fino agli esordi su Youtube con i Nirkiop. In quel periodo, immaginavi di raggiungere questi traguardi?

“È iniziato tutto come un gioco. Speravo di fare il regista ma anni fa era solo un divertimento. Con il tempo, ovviamente, speravo che accadesse. Si tratta, però, di un mestiere costruito sull’acqua, devi essere bravo a cogliere l’onda. Il me più giovane sperava di ottenere questi risultati ma il successo appartiene ad altri. Sto vivendo un momento bello perché posso raccontare delle storie”.

Come hai vissuto il passaggio dal mondo del web al piccolo schermo?

“È stato difficile, così come nel mondo del grande schermo. È complicato, è una questione di velocità. Su Instagram o TikTok hai quindici secondi di tempo, in un cortometraggio hai a disposizione quindici minuti mentre in un film un’ora e mezza. La difficoltà maggiore consiste nel saper plasmare una storia in quella fascia di tempo. Stando ai montatori professionisti, dico ‘Stop’ troppo presto, come su Youtube. Mi sta incuriosendo il diverso approccio, ci sono regole che impari solo con il lavoro”.

Sei di Taranto ma vivi a Milano ormai da tempo. Cosa ti manca di più della tua città?

“Il mare e la puccia. Per chi è nato in riva al mare, è complicato non vederlo per diverso tempo. Io, poi, odio il freddo. La puccia mi ricorda le uscite e il post calcetto con gli amici. Ovviamente, mi manca anche la mia famiglia”.

Cosa cambieresti di Taranto?

“Negli ultimi anni sono sceso solo per poco tempo ma devo ammettere di aver notato dei cambiamenti in positivo. La trovo migliorata, i locali sono aperti e ciò significa che la gente rischia di più. Cambierei la mentalità, anche riguardo il Sud in generale. Quando dicevo di voler fare l’artista non veniva riconosciuto come un vero lavoro. Adesso, fortunatamente, la percezione di questa professione è cambiata”.

Attore, regista, scrittore. Dove ti vedi tra 10 anni?

“Non mi piace fare l’attore (ride, ndr). Se mi avessi fatto questa domanda dieci anni fa, ti avrei risposto che avrei voluto fare un film. Per me era un’ossessione, mentre ora essere regista mi fa sentire vivo. Scrivere un libro e raccontare la storia dei Pooh mi ha reso felice, ora voglio raccontare altre storie”.

Quale consiglio daresti a coloro i quali sognano di lavorare nel mondo del cinema o della televisione?

“Non sono nessuno e non penso di poter dare consigli. Ci sono due frasi, però, che mi hanno sostenuto: ‘L’ossessione batte il talento’ e ‘I cavalli buoni si vedono all’arrivo’. La prima è di un film, per fare questo mestiere devi esserne ossessionato. La seconda è di mio nonno e tutt’ora, nonostante i tanti no presi nella vita, ho l’entusiasmo giusto per lavorare. In questo mondo, su dieci incontri con i produttori ne possono andare bene uno o due e non dipende da te. A chi vuole fare il regista