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Villa Peripato, un tesoro da riscoprire

Emiliano Fraccica - 23 Marzo 2022

Alzi la mano chi non ha mai trascorso un filone, o parte di esso, alla Villa Peripato. Credo sarebbero in pochi a tenere le braccia abbassate, e neanche il sottoscritto sarebbe tra questi.

Incastonata tra Mar Piccolo e borgo umbertino, uno degli angoli verdi più affascinante della città e che certamente, se potesse parlare, saprebbe raccontare storie e aneddoti di disparata natura. Per esempio si ricorderebbe delle volte in cui, felice e mano nella mano con nonno, venivo tra le palme e i cespugli della Villa Peripato.

Era bello poter indicare i cigni o le tartarughe, o andare a ispezionare le differenze tra i pesci rossi nella grande vasca. Oppure scendere giù in picchiata dallo scivolo giallo a spirale. Erano i tempi in cui non c’erano preoccupazioni, e tutto il paesaggio intorno a me sorrideva ricambiato.

Poi si cresce, la realtà si vede con più obiettività. E della Villa Peripato che conoscevo rimane davvero poco. Verde curato poco (o nulla), rifiuti, vasca svuotata. Qualche siringa a testimoniare anche abitudini meno nobili.

E dire che la storia della Villa Peripato (dal greco perìpatos, luogo dove si passeggia) è di quelle importanti. Il giardino apparteneva infatti alla famiglia de Beaumont, vi si trovavano frutti e agrumi, vigneti e orti. Nel 1832 l’ultimo discendente della famiglia si lega in matrimonio con Maddalena Bonelli: sotto la sua egida al giardino si unisce una vera e propria casa di villeggiatura attorniata da una villeggiatura ricca e varia, come volevano i dettami dell’epoca.

Tre anni dopo la morte della marchesa, il nipote Filippo Bonelli, che aveva ereditato l’area, decide di affidarla in enfiteusi perpetua al Comune di Taranto dell’allora sindaco Francesco Troilo in cambio di 17.500 lire all’anno.

Da allora in poi tanto si è fatto per regalare al capoluogo ionico un giardino di impareggiabile bellezza, ma a un certo punto si è smesso, lasciando uno dei luoghi più belli di Taranto al degrado e all’incuria.

Sarebbe bello rivedere un recupero integrale della Villa, una manutenzione più costante. Magari potrebbe essere uno spunto per la futura amministrazione cittadina, qualunque essa sia. A tutto questo però dovrebbe accompagnarsi il rispetto dei tarantini: solo attraverso questo patto potremmo ritrovare una Villa Peripato ci cui poterci vantare.