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Il Palazzo delle Poste: dal fascismo ai giorni nostri
Lorenzo Ruggieri - 10 Aprile 2022

In molti, passeggiando per le vie del lungomare tarantino, avranno rivolto il proprio sguardo verso l’imponente struttura visibile anche dal Mar Grande. I turisti più attenti ne avranno anche intuito la finalità: l’edificio, infatti, ospita la sede centrale delle Poste Italiane nel capoluogo ionico. Proprio per questo, il Palazzo delle Poste offre ogni giorno un intenso viavai di cittadini. Molti di essi, però, ignorano quasi del tutto la storia dell’edificio, nonché la sua maestosa architettura.
Dopo aver ripercorso la scorsa settimana i trascorsi dell’ex Banca d’Italia, tracciamo un cronistoria legato al Palazzo delle Poste, soffermandoci in particolar modo su alcune peculiarità strutturali.
Il Palazzo delle Poste: storia ed origini
Taranto, suo malgrado, fu tra i principali bersagli della propaganda fascista. Per la sua capacità di coniugare il sacro con il profano, la città venne scelta come sede di numerose strutture dall’aspetto solenne. Detto della Banca d’Italia e del Palazzo del Governo, il Palazzo delle Poste rientra tra le opere del ventennio.
Già un anno dopo la marcia su Roma, nel 1924, la dittatura fascista iniziò a progettare la costruzione di un nuovo edificio, in sostituzione della struttura preesistente. Non fu facile individuare il luogo in cui ubicare il Palazzo: la struttura doveva essere imponente ma non in modo eccessivo, per non ostruire la visuale che si aveva sul Mar Grande e sui due mari. Dopo un’attenta ispezione, si decise di innalzare l’edificio postelegrafico in Piazza Frascella, al fine di contribuire a rendere il lungomare la massima espressione dell’edilizia fascista. Nel 1935, come riportato dal contratto registrato dall’allora Ministero delle Comunicazioni, il re Vittorio Emanuele III acquistò il suolo. Il progetto venne redatto da Cesare Bazzani, volto noto dell’architettura fascista. A lui, infatti, si devono diverse costruzioni risalenti al ventennio. Tra esse, anche la già citata Banca d’Italia a Taranto.

Il 4 novembre 1935 si tenne l’inaugurazione del Palazzo, i cui lavori terminarono appena due anni dopo. All’evento presenziarono, tra gli altri, il podestà di Taranto Antonino Armando Callari, l’arcivescovo Mons. Ferdinando Bernardi ed il sottosegretario alle comunicazioni Giovanni Host-Venturi. Bazzani morì solamente due anni dopo il completamento dell’opera, lasciando ampia testimonianza delle sue abilità nel capoluogo ionico.
Recentemente, l’edificio è stato restaurato dalle Poste Italiane (proprietaria della struttura) e riportato al suo originario splendore. Tutt’ora funzionante, ospita anche la sportelleria aperta al pubblico, sui quali è posta un’effigie raffigurante la vecchia città di Taranto.
Il Palazzo delle Poste: l’architettura
Nonostante l’edificio sia strutturato da soli quattro piani, presenta un’altezza di 23 metri, ai quali vanno aggiunti ulteriori 17 metri su cui si eleva la torre che abbellisce il prospetto principale. Quest’ultima si presenta come un prolungamento ideale delle sei colonne ioniche che fungono da piedistallo per le altrettante statue monumentali. Le sculture rappresentano da sinistra a destra la Giustizia, l’Arte, la Marineria, l’Agricoltura, l’Industria ed il Commercio. Esse sono il frutto delle fatiche di numerosi artisti, tra i quali Bonapace, Martinez, Como, Gilberti e Lubelli.

Fino al 1° piano, i quattro prospetti sono rivestiti in Mazzaro e pietra calcarea di Trani, materiali ampiamente utilizzati dal Bazzani nelle sue opere tarantine. Il resto della struttura, tuttavia, è rivestita da intonaco e pietra.
Gli interni sono caratterizzati da volumi ampi, sui quali si apre al piano terra un grande atrio arricchito da marmi pregiati. Ricoperti da marmi pregiati che ne rafforzano il carattere monumentale, sono illuminati da punti luce inseriti in grandi candelieri.
Tutti elementi tipici dell’architettura fascista, di cui Taranto è particolarmente intrisa. Impossibile, però, passare dal lungomare senza focalizzare la propria attenzione su quella struttura permeata di storia e ricca di solennità.
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